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L'ANNONCE FAITE A MARIE Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 31 gennaio 1992
 
di Alain Cuny, con Christelle Challab, Roberto Benavente, Alain Cuny (Francia, 1991)
 

"A 82 anni, Alain Cuny, l' attore francese che LA DOLCE VITA rese celebre in tutto il mondo, mette in scena il suo primo film. E dopo una gestazione del tutto particolare: nel quindicesimo secolo della lebbra e delle Crociate, Cuny illustra il celebre testo di Claudel, la storia del sacrificio di Violaine, che sacrifica la felice giovinezza e la splendente bellezza per alleviare le disgrazie del lebbroso Pierre de Craon.

Quando si dice "illustra", da parte di un glorioso, ma eventualmente accademico mostro sacro delle scene, ci si aspetta nel peggior caso un'oleografia zeffirelliana. E nel migliore, un'austera, pudibonda riduzione para-bressoniana. L'ANNONCE FAITE A MARIE rappresenta invece una straordinaria rivelazione: dalle prime immagini (la comparsa dal buio, avvolto in una cappa blu cobalto, addossato al cavallo sudato di Pietro il lebbroso: l'incontro con la splendida, eterea e sensuale al tempo stesso, Violaine) è immediatamente evidente che Alain Cuny ha rispettato con implacabile rigore il testo: ma che lo ha tradotto con meravigliosa sensualità. Come scolpiti nella memoria, i personaggi, gli oggetti, la natura, gli interni si stagliano, costruiti con impeccabile precisione. E al tempo stesso, con un calore (la saturazione dei colori, la vivacità dei suoni, la vibrazione dell'atmosfera), una partecipazione emotiva commovente.

La grandezza, altrimenti forse aulica, forse eccessivamente gloriosa della rappresentazione, è costantemente riequilibrata dall'umiltà del quotidiano. Ma un quotidiano iscritto con tale nobiltà, con tale attenzione, con tale rispetto da rilanciarlo verso una grandezza. Questa volta nuova, più vera, più' preziosa ed emozionante. Il sacro ed il profano si coniugano con un modernismo che l'impresa rendeva insospettabile. Una visione cosmica (gli insetti più' umili, i calabroni, la pera smangiata dall'ape, le messi, il campo arato), una naturalismo che si muta trionfalmente nel fantastico più' sontuoso.

È nella gioia dell'invenzione (un po' come in Paradjanov) che sembra stemperarsi, inalberarsi la serietà dell'assunto. In un film come questo, pensato, scritto, illustrato in tanti anni non possono mancare certi segni di generosa dispersione: così gli inserti "contemporanei" (Paolo VI, le cattedrali) sono simpatici, istintivi, ma forse non c'entrano granché con l'affresco che li contiene. Egualmente, si passa talora da un realismo vigoroso ad un testo controllato alla Bresson. Ma importa veramente?"


   Il film in Internet (Google)

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